La coltura del Sommacco
Marzo 13, 2023Nello sconcerto attuale della nostra rurale economia, una produzione delle più interessanti per l’agricoltura siciliana si è il sommacco, ossia la polvere della pianta conosciuta in botanica sotto il nome di rhus coriaria, perchè sebbene il suo valore si sia anch’esso risentito dell’avvilimento dei cereali, non ostante lascia tuttavia un profitto al coltivatore: i bisogni dell’estero, che fin qui, ad onta di quel che sordamente si annunzia, non ha saputo trovarvi un surrogato, ne assicurano abbastanza lo spaccio, e teme pochi concorrenti nel mercato generale. Infatti, malgrado che la coltura di questo vegetabile si sia estesa nell’Istria, in Calabria, e fino in Provenza, pure non sono che le qualità della Spagna e del Portogallo che ci disputano la preferenza, mentre le prime valgono in commercio un terzo meno delle nostre; preferenza che noi assicureremo al nostro paese, se potremo minorarne il costo senza nuocere agl’interessi dell’agricoltore, ossia ottenendone coll’industria una raccolta più abbondante e migliorandone la qualità.
Il sommacco si moltiplica per barbatelle, piccole piante che nascono naturalmente attorno alla pianta madre, volgarmente appellate in Sicilia chiantimi; quelle però che destinar si vogliono ad una piantagione aver debbono un fusto alto, grosso e sostanzievole, fornito di ben vigorose radici ed in perfetta vegetazione, escluder quindi si debbano quelle piantarelle da noi dette rasteddi, che sono piccole, magre e senza radici, che difficilmente allignano, o son tarde a vegetare ed a produrre; come pure escluder si debbono quelle altre che son vicine a seccare, che da noi si dicono svintati, e perciò la miglior pratica sarà quella di eseguirne la piantagione ne’ fossi, a misura che si sbarbicheranno da terra.
Il terreno che più si conviene al sommacco, si è un terreno leggiero, mezzanamente fertile, poco tenace ed inclinante al sabbioso, e che ritiene poco l’umidità, ed è per quest’ultima ragione che prospera meglio nelle terre situate a declivio. I siti elevati non sono indocili a questa coltura che sdegna solo le terre argillose, o quelle troppo basse ed umide! Nelle terre grasse e profonde prospera poco, ed in queste spesso non alligna, e bisogna ripiantarlo.
Il sommacco si pianta in fossi lunghi più di due palmi ben profondi e larghi un buon palmo; si mettono alle due estremità della lunghezza del fosso due giovani piante, ciò che da noi dicesi attistari, e questa pratica oggi ottiene la preferenza sulle altre, credendosi più economica ed insieme più utile alla pianta, che meglio e più presto alligna ove può con facilità profondare e dilatare le sue radici. La distanza poi che conservar si dee ad ogni pianta sarà di due palmi circa in ogni senso.
Messa sotterra la radice, il fusto non si lascerà sopra terra alto più di mezzo palmo, avvertendo a forzare in giù il coltello nel reciderlo, per non sbarbicar la pianta.
Il tempo più adatto alla piantagione si è il mese di gennaio.
Piantate le barbatelle si zappa profondamente il campo, e come questa pianta molto si giova delle frequenti zappature, così al giovane sommacco se ne darà una seconda in marzo, ed una ultima in maggio. In giugno poi si avrà cura di ripulir la pianta con diligenza dell’erba nata all’intorno, acciocché quella meglio alligni, e vegeti perfettamente.
Il sommacco adulto non esige che due zappature, la prima in gennaio e l’altra in aprile o in maggio; alcuni però ne danno un’altra in marzo ed un’ultima in ottobre, ma ciò non si pratica generalmente.
Nel mese di luglio essendo già la pianta ben rigogliosa e fronzuta, se ne fa il raccolto nel tempo più asciutto e sereno, col reciderne le foglie ancora verdi, che si protendono per alcuni giorni sul campo istesso per prosciugarsi e seccare. Della foglia già secca se ne fanno indi dei fasci che si trasportano in un’aja ben solida, ove la foglia si batte e si mazzica per separarla dal legno e si sminuzza: indi così ridotta si sottopone alla mola, ove ottiene una prima macina grossolana. e poi coll’uso de’ crivelli di varia finezza si passa e si ripassa finché ridotta in polvere, al maggior grado di finezza possibile, e scevra da ogni materia estranea, si ripone in sacchi di tela ben compatta per uso del commercio. Un mezzo più economico, da ridurre in polvere atta al commercio la foglia del sommacco, sarebbe l’uso d’una macchina di recente invenzione di un coltivatore dei nostri dintorni, colla quale la stessa forza macina la foglia, la crivella, e la ripone in sacchi per la vendita: e sarebbe a desiderarsi veder propagare l’uso d’una tal macchina.
Il sommacco adulto si veste di nuove foglie in ottobre, ed anche in dicembre, delle quali taluni agricoltori fanno parimenti il raccolto; noi non approviamo questa pratica, non solo perchè la polvere di queste foglie è d’inferiore qualità e perchè quel che se ne ricava appena forse può compensare le spese del raccolto, ma ben anche perchè lasciando attaccate alla pianta tali nuove foglie accrescer possano a suo tempo considerabilmente la raccolta e riuscire della qualità conveniente.
È parimenti biasimevole ciò che dai nostri villici si pratica, di spogliare cioè delle prime frondi la pianta del sommacco quando è ancor tenerella, e non ha messo forti radici in terra: in siffatto modo se ne arresta la vegetazione, e non diverrà mai fronzuta, come dee desiderarsi.
L’interesse poi che prendiamo ai vantaggi della patria c’induce ad insinuare di essere sommamente attenti i nostri agricoltori che non fossero aggiunte alle frondi del sommacco quelle di altre piante. Oltre del male che in sè stessa contiene siffatta operazione, la medesima ricade o tosto o tardi in loro danno; poichè venendo questa derrata in discredito presso lo straniero, si abbia come certo che ne saranno minorate le ricerche, e verrà abbandonato in conseguenza un ramo d’industria agraria che tanto vantaggio per ora ci reca.